indietro adriano@diariomusicale.com avanti

Studio 54 - Pablo
 
  
 

Quello che ancora non sapevo quando mi sono trasferito a Torino
è che le città insegnano, spesso brutalmente, a vivere nella solitudine.
Ho capito che era necessario imparare i ritmi e i modi cittadini
e mi sono applicato con passione e tenacia
nello studio di quella nuova partitura.

Per non perdermi nelle nebbie dell'emarginazione cittadina
ho iniziato a frequentare di sera alcune osterie del quartiere,
cercando gente con cui parlare, o anche solo ascoltare,
qualcuno per stare vicino agli altri,
per poterli osservare e osservarmi con loro.
Le prime sere non dicevo niente, stavo seduto al mio tavolo,
io non sono mai stato bravo ad attaccare discorso
e allora bevevo un bicchiere e ascoltavo l'armonia delle voci di tutta la sala.
Poi ho conosciuto Pablo.

Arrivava prima degli altri con la sua chitarra,
sedeva sempre allo stesso tavolino vicino alla finestra,
chiedeva un bicchiere di rosso e iniziava a suonare
mentre il locale si riempiva un po' per volta di gente che arrivava chiacchierando e ridendo
prima di essere raggiunta da un accordo, una frase chiara che cadeva su un silenzio casuale della sala.

E da quel momento tutti abbassavano il volume della conversazione
per iniziare ad ascoltare incantati quella melodia continua
che ripeteva la stessa frase in mille variazioni,
dove la fine di una frase era già l'inizio di quella successiva.

A metà serata molti erano seduti al suo tavolino,
il musicista parlava con tutti senza smettere di suonare,
magari soltanto la linea del basso, o a volte l'accompagnamento.
E la musica continuava ad uscire senza interruzione dalla sua chitarra.

Solo dopo averlo ascoltato per alcuni giorni
ho trovato il modo di rivolgergli la parola, quando il locale era ancora vuoto.
Sono uno studioso di musica, gli ho detto, mi chiamo Adriano.
Mi ha riconosciuto come uno dei suoi ascoltatori più attenti e si è presentato:
- "mi dicono Pablo perché suono la chitarra."

Quando gli ho risposto sorridendo che anch'io amo Cesare Pavese
ho capito di aver trovato il mio primo amico a Torino.

Pablo mi ha fatto conoscere la città.
Gli piace camminare chiacchierado
e nelle nostre lunghe passeggiate serali mi ha raccontato della sua vita,
di sua figlia già grande e che ormai "fa l'occhio ai giovanotti",
dei tre santi sociali e dei tre grandi alchimisti vissuti in questi luoghi.
Mi ha mostrato i centri della magia bianca e della magia nera.
Poi ha voluto ascoltare per intero la storia del mio nonno compositore e della sua pazzia.
E allora abbiamo ancora parlato di Nietzche, morto folle come il nonno,
e Pablo mi ha portato a vedere il teatro Carignano precisando che proprio in uno di quei palchi
il filosofo ascoltando La Carmen di Bizet, era guarito dalla malattia del Wagnerismo.
Poco dopo, sempre nella piazza di quel teatro, il filosofo aveva manifestato
in modo inequivocabile e pubblico, tutto il suo squilibrio.

Pablo è un uomo colto, oltre che valido musicista
e con lui si poteva parlare di ogni cosa.
Ma non di sua moglie e della loro separazione;
quando gli ho chiesto come era andata è rimasto in silenzio,
certe risposte non le dava; rispondeva così, stando zitto.

Così ne ho approfittato per raccontargli tutta la storia
della mia recente separazione, tanto per scaricarmela un po' da addosso.

Ieri siamo andati fino a San Mauro in bicicletta, ci siamo seduti sull'argine del fiume,
per mangiare pane e salame e bere una bottiglia guardando il fiume.
Pablo è rimasto legato ai piaceri semplici, annusa l'aria e sente il cambio delle stagioni.
Una personalità straordinariamente pavesiana mi son detto,
per questa mania seccante, che ho sempre tollerato ma che adesso mi crea una certa ansia,
di confondere la letteratura con la vita.

Ci siamo accesi una sigaretta per guardare il fiume
e Pablo ha ancora voluto sapere di mio nonno;
anche lui naturalmente ha letto Doctor Faustus di Mann,
e conosceva bene la storia di Leverkuhn.
Ma pensava che fosse una pura invenzione lettereria,
senza un modello reale, in carne, ossa e un destino diverso
da quello raccontato nel romanzo.
Forse lo pensa ancora e da alcuni segnali sospetto
che si preoccupi per la mia salute mentale, proprio come Linda.
Ma il suo modo di preoccuparsi è di non darlo a vedere, così abbiamo parlato d'altro.

Gli ho chiesto della sua musica,
come nasce quella che gli ho sentito suonare in osteria, o da dove arriva.
Mi ha spiegato che quando ha voglia di suonare scrive un giro armonico e per tutto il giorno suona quello,
in tutti i modi, le tonalità, con tutte le variazioni, trasporti, inversioni, ..tutto,
ma sempre sulla stessa armonia, per tutta la giornata.
Poi quando è sera, in osteria se ha voglia di suonare riprende quell'idea e la sviluppa ancora.

Quel giro è la storia della mia giornata, dice Pablo.
Ogni giorno c'è un' unica musica che cerca la sua realtà,
una melodia che segue il ritmo e le strade dei pensieri
di quelle ore
ma il giorno dopo cambia ed è completamente diversa,
perchè non potrà mai esserci un giorno uguale all'altro.

Una forma musicale singolare, ho osservato, che si spegne il giorno dopo,
senza lasciare testimonianza scritta, per il rifiuto ostinato e irragionevole
di presentarsi in un formato definitivo, chiuso e distribuibile.

Pablo mi ha risposto che la sua musica non interessa a nessuno,
che adesso va di moda il recitativo e lui è troppo vecchio per riciclarsi nella "urban music",
quindi non vale la pena di impacchettare i suoi pezzi in un formato commerciale
e prepararli per una distribuzione che obiettivamente non è mai stata nei suoi piani.
Quel giorno, sul fiume, ho provato grande ammirazione per l'innocenza sincera
che accompagna il suo naturale distacco dalle ambizioni più comuni.

Pablo partirà tra pochi giorni per Roma,
dice che deve andarsene per dimenticare una donna,
dice che dietro a ogni Pablo c'è una Linda.

Sa che mia moglie si chiama Linda,
ma lo dice riferendosi al romanzo di Pavese.
Ho subito pensato con sconcerto alla coincidenza dei due nomi
e una certa somiglianza di caratteri tra la Linda reale,
quella che un tempo avevo sposato,
e quella letteraria definita dallo scrittore.
Ancora una volta la letteratura si confonde con la mia vita
e la confonde, procurandomi un vago allarme.

Quando ho chiesto a Pablo del suo ritorno
ha sorriso dicendomi che dar tempo al tempo è il miglior rimedio da che mondo è mondo.
Mi è sempre piaciuto questo suo modo particolare di parlare per proverbi, aforismi, citazioni,
con la lieve sfumatura ironica implicita nell'esposizione di tutte le massime sapienziali,
un'ironia intelligente che gli da la capacità straordinaria di saper sorridere anche quando è solo.

Mi mancherà sicuramente ma sentivo mancare anche i miei studi solitari,
le mie carte, i miei pensieri e la mia pallida musa trascurata.

L'ultima volta che l'ho sentito suonare
ho voluto prendere nota degli accordi che costruivano il giro armonico di quel giorno
per provare a ricostruire lo stile e i percorsi delle sue variazioni melodiche
in base del ricordo musicale che mi è rimasto di quella serata.
Un proposito assurdo e che va ben oltre le mie capacità tecniche e musicali.
Ma come dice Pablo, "dai tempo al tempo..".


Percorso Musica avanti
Am D7-G Cm F7-Bb7 Eb G-Cm G-C Am -G#dim
VI DS-V I IV-DS I - (III) DS - I V-I VI-DS

Se la memoria non mi inganna questi sono gli accordi
che costruivano il giro armonico dell'ultima sera in cui Pablo ha suonato.
La facoltà di questa architettura armonica è che grazie alle numerose dominanti secondarie (batt. 2, 4, 6, 7 e 8)
la tonalità può definirsi vagante.
Infatti il Am di batt 1, il Cm di batt 3 e poi il Eb, il Cm e il C maggiore possono essere intesi come toniche perchè sono una delle risoluzioni naturali del V o del VII che li precede.
L'accompagnamento è spesso complementare rispetto alla melodia mentre il basso mantiene un ritmo costante.
La melodia si sposta volentieri dal tempo forte a quello debole e prova a costruire la fine di ogni frase come inizio di quella seguente. Per tutta la sera Pablo ha suonato variazioni e sviluppi di questo periodo armonico.

Più sotto trascrivo le tre variazioni che ricordo meglio,
anche se ho ben chiaro che è un tentativo insensato
perchè non è possibile scrivere la musica degli altri.

  
spartito in pdf video in mpg4

indietro adriano@diariomusicale.com avanti