Con questa pagina inizia il mio Diario Musicale,
cioè la raccolta degli studi che presenterò in ordine cronologico,
come elaborato della teoria trasmessa da Wendel Kretzschmar ad Adrian.
Esercitazioni che come ho detto
seguiranno il percorso teorico di Adrian dai primi passi
cercando di mantenere quella direzione, nella speranza forse chimerica e irragionevole,
di poter arrivare ad una discreta soddisfazione artistica.
Sono convinto che il modo più sicuro per seguire il suo cammino
sia quello di condividere
l'oggetto del suo cercare,
assegnando ad ogni studio
lo stesso obiettivo
che lui si proponeva di realizzare.
La strada nuova che invece voglio inaugurare
è quella di lasciare una completa documentazione commentata
di uno sviluppo artistico individuale che parte dai primi passi, il mio.
Il diario mi è sembrata la forma più coerente e utile per documentare
la storia dell'evoluzione di un linguaggio,
comprensiva di confessioni e sconfessioni,
una storia che parte dai principi fisici e acustici della pratica musicale
per raccontare la costruzione dei paesaggi sonori della mia musica pensata,
seguendo metodicamente i buoni consigli e i saperi del dotto Kretzschmar.
Il criterio di avanzamento sarà quello di considerare ogni studio finito e pubblicabile
solo quando avrà raggiunto correttamente e con garbo gli obiettivi didattici che si propone.
E questo induce a definire i prossimi studi come musica a programma,
cioè musica che ha il compito di raggiungere obiettivi specifici.
L'aspetto curioso della musica a programma è che non ha l'obbligo di essere bella
ma è tenuta a
realizzare convincentemente il suo compito.
Condizione che trovo del tutto insufficiente per dare quella valutazione positiva
che sarà necessaria alla chiusura del brano e alla sua pubblicazione.
Infatti solo un ascolto soddisfatto potrà dare il via alla pubblicazione dello studio,
e considererò sempre
prevalente il mio giudizio sensibile su quello cognitivo.
Insomma lo studio dovrà essere corretto, sviluppabile,
e gradevole.
Naturalmente tenendo conto dei limiti che i mezzi forniscono al principio di questo cammino,
ma senza farmene schermo perchè sono del tutto convinto che ad un buon musicista
basta una tonalità, un modo e un flauto a cinque buchi per realizzare ottima musica.
Chissà se alla fine di questo percorso avrò acquisito questa capacità.
Chissà se l'andamento di questa crescita sarà lineare,
mostrando in ogni nuovo lavoro un modestissimo sviluppo del mio linguaggio,
o se presenterà un andamento sinusoidale, concedendomi magari ogni 5, 10, 20 studi,
qualcosa di espressivo e utile a descrivere i miei ambienti sonori e il mio intendere il bello musicale.
Non so neanche se ci sarà una progressione
né se possa esistere una crescita qualitativa
del pensiero musicale individuale.
Ma vorrei documentarne la ricerca,
o più semplicemente raccontarne la storia.
Per me sarà molto utile perchè una sintesi efficace porta chiarezza
e mantiene la rotta verso obiettivi specifici.
E
spero che queste pagine siano utili a molti
Se non altro per le lezioni di Kretzschmar
che aspirano ad essere di utilità pratica
come indice di procedimenti condivisi da tutta la nostra civiltà musicale.
E' stato detto che pensare, analizzare, creare, inventare sono la naturale respirazione dell'intelligenza.
Questo respiro vorrei che fosse l'oggetto di quanto mi accingo a raccontare.
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Ho iniziato questo primo studio scrivendo il basso,
prima le cadenze obbligate sulle battute 4, 7 e 8, e poi la parte libera.
In seguito ho scritto gli accordi, cioè il loro nome completo,
utilizzando a piene mani la tabella delle tendenze introdotta da Kretzschmar.
Questa parte dello spartito che si chiama anche cifrato
(scritti secondo la cifratura inglese come specificato nella legenda),
ci dice se gli accordi sono maggiori o minori, se sono triadi o accordi di settima o di nona,
se la loro quinta è giusta, diminuita o aumentata.
E' stato il salto del basso C-G della prima battuta a suggerirmi
un ritorno discendente per moto congiunto fino al B di batt 4, inteso come primo rivolto di V.
La discesa del basso nella seconda frase (batt 5-8)
inizia una terza inferiore rispetto alla frase precedente ma finisce sempre in B.
Poi ho scritto la voce melodica.
Ho voluto, per il primo studio, segnalare i procedimenti
utile all'introduzione di una dissonanza
(p/passaggio, r/ritardo, ant/anticipazione, v/volta).
I contorni di questo studio sono così indefiniti
che alla battuta 2, ho interpretato E del basso come 7+ di F,
ma avrei potuto anche intenderlo come tonica di Em.
Del resto un bicordo è certamente più indefinito di una triade
e la musica si alimenta con grande profitto di queste ambiguità.
Nel documento .wav preparato per l'ascolto, il periodo si ripeterà una volta per ragioni di lettura e analisi;
naturalmente una forma musicale completa non ripeterà mai un periodo
senza modificarlo con sviluppi, abbellimenti o variazioni.
Quindi la ripetizione precisa dello studio
risponde unicamente alla vocazione didattica di questi elaborati.
Sento con chiarezza che le due frasi di 4 battute di questo primo periodo
non si collegano tra loro e non rispondono al proposito di organizzarle come domanda e risposta.
Comunque dopo avere realizzato per intere settimane
esercizi premusicali di collegamenti tra accordi monoritmici
la libertà improvvisa dei tempi variati,
e la dialettica voce principale-accompagnamento
offre a me principiante un'infinità di mezzi sconosciuti e stimolanti.
Tutte le nuove possibilità dovranno essere esaminate sistematicamente,
in un lavoro di selezione e sintesi di questo materiale ancora da raffinare.
Mi rendo conto di non avere nessun tipo di cultura teorica utile alla costruzione della voce melodica.
Dovrò definire metodi di variazione e sviluppo partendo dalle architetture più semplici
per sperimentare variazioni melodiche, armoniche, ritmiche e timbriche.
Per ora sulla base del mio orecchio e dell'istinto musicale che più o meno abbiamo tutti.
La stessa situazione in cui si era trovato Adrian ai tempi delle lezioni preliminari di Wendell Kretzschmar
I suoi quaderni
infatti testimoniano che affrontò l'analisi della melodia e lo studio sistematico della voce principale solo molti anni dopo, quando viveva a Monaco.
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