A questo punto è consigliabile iniziare ad applicare quanto abbiamo detto finora.
E' tempo di tradurre in suoni e poi in musica, le nozioni esposte in queste prime sette lezioni.
Anche se i mezzi per scrivere un brano musicale sembrano ancora molto ridotti
in realtà sappiamo già alcune cose molto utili , che possiamo mettere in pratica
per iniziare a scrivere.
Sappiamo come si costruisce una scala maggiore e come ricavare i suoi accordi,
che si presentano sui sette gradi della scala con sovrapposizione di terze,
ovvero aggiungendo una terza e una quinta ad ogni suono della scala, inteso come tonica dell'accordo.
Sappiamo che questi sette diversi accordi possono presentarsi
in posizione fondamentale, in primo rivolto e in secondo rivolto.
Sappiamo che possono essere triadi o accordi di settima.
Sappiamo disporre queste triadi su quattro voci
e
sappiamo collegare correttamente tutti questi accordi
nelle diverse posizioni, evitando ripetizioni o parallelismi proibiti
e trattando le dissonanze ( del secondo rivolto e degli accordi di settima)
con i procedimenti di preparazione e risoluzione introdotti.
Ora è necessario connettere queste premesse alla pratica compositiva
e questo ci porta ad affrontare i problemi della creazione musicale,
delle scelte, dei bivi,
delle ipotesi, delle prove e degli esperimenti.
Abbiamo il materiale necessario per poter costruire strutture armoniche solide
nella tonalità maggiore. I mezzi poi si arricchiranno mano a mano che proseguiremo.
Gli esercizi che ti propongo oggi saranno di quattro battute
e si presenteranno sia nel tempo binario di 4/4 che in quello ternario di 3/4.
Nella divisione binaria saanno semplici sequenze di accordi di minime (2/4),
divisi in due accordi per battuta.
Il penultimo accordo dei prossimi esercizi sarà il V (grado) e l'ultimo sarà il I.
Questa successione è chiamata cadenza ed è il mezzo più sicuro
per dare a questi primi studi
il senso di conclusione,
ovvero per abbozzare la prima, semplicissima forma,
cioè un elaborato che ha un inizio, una parte centrale e una fine.
Potrai utilizzare tutti gli accordi del Modo Maggiore,
presi come triadi o accordi di settima e presentati in posizione fondamentale o nei loro rivolti.
L'ultimo accordo (che come abbiamo detto sarà la tonica, il I),
dovrà essere in posizione fondamentale,
per esprimere più chiaramente un senso conclusivo alla frase.
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E per la prima volta sono stato io a riempire la lavagna di note
che il Maestro commentava e correggeva.
Solo collegamenti di accordi, blocchi armonici senza voce melodica.
Kretzschmar aspettava con pazienza che completassi le quattro battute
per suonarle, ascoltarle e immaginarne ad alta voce uno sviluppo possibile.
La sua fantasia è inesauribile e sento che il suo sforzo non è solo rivolto ad espormi il sistema,
ma vuole trasmettermi curiosità, entusiasmo e passione.
Continua a ricordarmi il "feroce studio" di cui parlava spesso Beethoven.
E mi raccomanda di non aspettare risultati prematuri.
"I risultati arrivano sempre con lo studio. Ma dopo tempi di maturazione indefinibili".
Forse ha il timore che mi arrenda; ma non c'è niente di più lontano dalle mie intenzioni
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Anche queste 4 battute, forse il primo studio di Adrian, la prima musica scritta di suo pugno,
ci sono rimaste perchè trascritte sul quaderno di appunti dove sono riassunte le lezioni
e non sugli album pentagrammati di cui si serviva per gli esercizi e gli studi.
Non so se siano state mostrate a Kretzschmar e se il Maestro abbia voluto correggerle
Mi chiedo se da questo frammento si potrebbe intuire un grande avvenire di capolavori
come "Luci del mare", "Le meraviglie dell'universo",
"Apocalipsis cum figuris","Lamentatio doctoris Fausti"
e tutte le altre che sono state distrutte dal loro autore.
Chissà se un acuto analista musicale potrebbe mai riconoscere e leggere in questo breve frammento,
la pazzia devastante che forse si stava già sviluppando nella mente dell'autore,
alimentata dal veleno di quella solitudine che Adrian aveva cercato negli ultimi anni
come condizione necessaria al "feroce studiare" che gli raccomandava il maestro
e a cui si sottomise con determinazione quasi ascetica.
Per arrivare alla "lotta con l'angelo" che lo vide soccombere,
perché quel guardiano non gli permise di proseguire, di andare oltre.
Fu allora che si smarrì dietro le logiche delle sue conclusioni musicali,
sviluppandone il modello in un percorso psicologico,
che finì per rifiutare il sistema di pensiero
corrente
per costruirne uno proprio.
Un sistema a cui nessun altro ebbe accesso.
Come sappiamo il risarcimento alla sua infermità mentale
furono ventiquattro anni di capolavori ispiratissimi.
Rideva di questa strana congiuntura e fu lui a chiamarla "il mio patto con il diavolo",
mentre furono in molti a sentirgli dire
"è mille volte più benvenuta una malattia che largisce la genialità ,
di una ferrea salute che si trascina ciabattando".
Anche T. Mann nel Dottor Faustus cita questa frase.
Forse ultimamente la ripeteva spesso.
E' sempre lo scrittore a testimoniare che
"la gloria di Adrian fu del tutto ignota alla grande massa
e trovò sede soltanto nelle nella sfera degli iniziati e dei conoscitori".
Resta il fatto che le diverse testimonianze che hanno lasciato questi ultimi
sono concordi nell'affermare che l'opera di Adrian
non aveva alcuna prospettiva di essere intesa dal mondo
e tutto il suo recondito significato si sarebbe perduto.
Molti si convinsero che quella musica nascondesse significati esoterici.
Ma che le sue opere, "di calcolo estremo e al tempo stesso puramente espressive",
fossero grandi capolavori, rimase la convinzione di tutti.
A quel tempo i critici descrivevano la sua musica come
"fusione tra arte d'avanguardia e arte popolare,
meraviglie armoniche e labirinti ritmici
presentati in uno stile da trombette di ragazzi".
Quella musica come racconta Mann fu mille volte odiata ed evitata con disgusto
ma fu altrettanto amata ed esaltata.
Colpita dal rimprovero di sanguinoso barbarismo, di esangue intelletualismo
ma salutata anche come verità universale che si annuncia
in una forma di bellezza nuova.
E' andato perduto tutto e per sempre.
Questo pensiero disperato che si è sviluppato nella mia mente in modo autonomo
mi ha portato a voler ripercorrere il cammino di Adrian
sulla via dei grandi capolavori.
Naturalmente non arriverò mai a tanto,
non ho il suo talento né il suo genio per completare questo percorso.
E neanche il tempo.
Quindi sono
consapevole della carica utopistica del mio proposito.
Anzi, penso che sia proprio questa a garantire coerenza a questo progetto,
che in fondo nasce dalla pazzia di mio nonno.
Forse non saprò scrivere grandi capolarori, ma imparerò a pensarli
come facevano i filosofi greci, che preferivano la musica pensata a quella ascoltata.
Inizio a sospettare che il segreto contenuto nei quaderni di Adrian,
di cui parlava già la nonna, quel segreto che è l'oggetto principale della mia ricerca,
non sia svelato improvvisamente nelle ultime pagine,
ma frammentato, diluito nei molti capitoli appartenenti a diverse epoche e accuratamente celato.
Un segreto che si rivela pagina dopo pagina, che trascende regole e tabelle,
per descrivere la musica come puro atto di intelligenza. |